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Davide Rossi

Direttore Centro Studi “Anna Seghers”

Otto milioni e 200mila cubani hanno votato il 25 aprile 2010 per eleggere i membri delle assemblee municipali del potere popolare. Ha votato il 94 % degli elettori. Di cui 320mila per la prima volta, ragazzi anche di 16 anni, è questa la nuova età stabilità per esercitare il diritto di partecipazione al voto. Le schede bianche e nulle, sommate, sono state il 9%, anche considerandole tutte di oppositori politici, volendoci aggiungere, il 6% di astenuti, tra cui la blogger anticubana Sanchez che dal suo sito comunica orgogliosa che se ne è stata casa, si raggiunge il 15% e sommando, tanto per abbondare, un altro 10% di persone che magari pur non essendo d’accordo con il governo socialista hanno preferito non rendere esplicita la loro posizione, si arriva ad una cifra totale del 25%, il che vuol dire che il 75% dei cubani, non dei votanti, proprio dei cubani, esprime consenso e appoggio al governo di Raul Castro. Presumibilmente i contrari sono molti e molti meno, le stime proposte sono generose e largheggiano a tutto vantaggio dei nemici di Cuba ma non cambiano il risultato, assoluto e schiacciante, tre cubani su quattro sono con la Rivoluzione. Nessun governo occidentale può vantare un consenso reale così forte. Le favole anticubane svaporano, anche se ad ogni telegiornale europeo il servizio sulle elezioni diventa l’occasione per parlar delle quattro “dame in bianco”. La concreta realtà smentisce quanti per interesse o per ideologia avversano Cuba e il suo governo socialista. Per loro queste elezioni sono proprio un brutto colpo. Ne siamo contenti.

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