Luis Sepulveda
di
Davide Rossi
In un’epoca in cui non esistevano i cellulari, quindi in chiusura del secolo passato, ho avuto modo di incontrare Luis Sepulveda a Milano e di intrattenermi brevemente con lui, dialogando in spagnolo dei tempi di Salvador Allende e di Unidad Popular, del sogno e della costruzione di un Cile giusto e solidale, in cui ogni bambino avesse la scuola, il latte, il pane e il suo papà un lavoro e di come loro avessero concretamente iniziato realizzare il socialismo. Ho il ricordo di un uomo determinato, deciso, eppure gentile, cordiale, disponibile. Qualche tempo dopo, nel 1999, su mandato del Partito dei Comunisti Italiani e in particolare di Armando Cossutta, mi sono recato, nella mia qualità di membro della commissione esteri del Partito, a Santiago del Cile e a Valparaiso, intrattenendomi a lungo con i ragazzi della Gioventù Comunista e con Luis Corvalan, straordinario uomo e a lungo segretario del PCCH. Per quanto Sepulveda avesse fatto parte del MIR, tutti avevano di lui stima, soprattutto per aver mantenuto vive in tanti cuori e in tutti i paesi, insieme a un altro grande scrittore come Antonio Skármeta, la storia e la memoria di quell’impresa memorabile rappresentata dal governo socialista cileno. A Valparaiso, incredibile, al porto, su uno scoglio, ho visto insieme una gabbianella e un gatto, li ho fotografati. Poi ciascuno di loro ha preso la sua strada ed anche io la mia. In chiunque abbia letto almeno un suo libro resta almeno una sua parola, tutte queste parole continueremo da oggi a portarle per le strade del mondo, fino a quando pace, giustizia e uguaglianza saranno per tutte e tutti, nessuno escluso.