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Cina Popolare: 1° ottobre 1949 – 2019

di

Davide Rossi

Direttore Centro Studi “Anna Seghers” e direttore ISPEC

Cina

La Cina Popolare compie il 1°ottobre 2019 settant’anni, è uno stato marxista, guidato dal Partito Comunista in un quadro di pluralismo partitico che tutela le minoranze e contrasta ogni separatismo, rappresentando oggi la prima potenza economica e militare della terra. Una nazione impegnata nella costruzione di un mondo multipolare e di pace, in cui le risorse energetiche e alimentari del pianeta siano a servizio di tutta l’umanità, non a caso la Cina primeggia in investimenti nel campo ecologico e ambientale. Risorse non rapinate da una minoranza che vuole utilizzarle contro il resto del mondo, come purtroppo continua a comportarsi l’Occidente, sostenitore dell’unipolarismo. Il comunismo quindi non è crollato sotto il Muro di Berlino e con il tracollo dell’Unione Sovietica, una simile baggianata è buona solo per tranquillizzare i liberali e i socialdemocratici che controllano la politica e l’informazione in Europa. Il modello sovietico, soprattutto economico, era incapace di rispondere alle richieste dei cittadini. I cinesi ora invece viaggiano per il mondo, forti del loro reddito decuplicato in pochi anni e sono fieri di appartenere a una nazione che ogni anno traguarda nuovi primati. Il merito va a tutto il Partito Comunista di Cina e certamente un posto di riguardo deve essere riconosciuto a Deng Xiaoping, dirigente dai tempi della Lunga Marcia, segretario del Partito nei primi turbolenti anni della Repubblica, in cui lo sviluppo delle forze produttive da lui auspicato insieme a Liu Shaoqi e Zhou Enlai è stato frenato per un decennio dalla tragedia della Rivoluzione Culturale, con cui Mao Zedong, dopo essere stato il gigante che ha restituito dignità e libertà al popolo cinese, ha chiuso mestamente la sua parabola politica. Deng invece aveva capito che le potenzialità della Cina, nel solco del marxismo, sarebbero state un baluardo contro ogni possibile nuovo tentativo di aggressione o di forzata sottomissione tentate dall’Occidente. La Cina grazie agli insegnamenti di Deng praticati dal 1978 si erge nel tempo presente come fortezza capace di costruire dialogo e pace, sviluppo e crescita per tutte e tutti, a partire da chi si assocerà alla Nuova Via della Seta.

Gli errori grossolani e meschini di Michail Gorbaciov hanno travolto, a pochi mesi dalla celebrazione del 70° anniversario dell’Unione Sovietica, la nazione che dirigeva. Xi Jinping con un ritorno forte all’identità marxista garantisce che questo non accadrà, anzi conferma quanto siano importanti per i cinesi il rispetto della volontà popolare, la tutela della sovranità nazionale, la costruzione di un dialogo internazionale in cui tutti gli stati siano intorno a uno stesso tavolo alla pari, non alcuni in piedi e altri genuflessi di fronte a chi ieri era più forte e oggi non lo è più.

Per altro la lotta democratica del popolo cinese festeggia quest’anno il suo secolo, per trenta duri anni dal 1919 al 1949 il popolo cinese ha affrontato inenarrabili difficoltà, guerre, occupazioni straniere. L’inizio del cammino che porta all’affermazione e alla preminenza dello stato marxista coincide con la lotta per la libertà e contro ogni sfruttamento, interno a opera dei latifondisti ed esterno per mano dei colonialisti. È infatti nella primavera del 1919 che nasce il Movimento Quattro Maggio, detto “cinque quattro”, anticipando il numero del mese a quello del giorno, così ancora oggi universalmente conosciuto e celebrato. In quella data si è manifestato in tutta la sua forza il movimento patriottico cinese, che ha chiamato a respingere le decisioni di Versailles intese ad attribuire le pertinenze tedesche nella provincia di Shandong ai giapponesi e non alla madrepatria cinese, un movimento antimperialista e per la sovranità cinese. La manifestazione del 4 maggio 1919, come un impetuoso torrente, si sposta dalla piazza Tienanmen di Pechino a tutta la Cina, coinvolgendo operai e contadini proseguendo per tutto il mese di maggio e arrivando a bloccare Shanghai ai primi di giugno con uno sciopero generale di una settimana. L’impeto di quei giovani travolgerà la repubblica dei feudatari e dei proprietari terrieri che era scaturita dall’esaurirsi della stagione monarchica, costringendola a non firmare il trattato di pace parigino, comprendendo al contempo come il destino e lo sviluppo del paese sarebbe ricaduto per intero sui cinesi stessi, che non avrebbero avuto alcun aiuto dalle potenze occidentali.

La fiaccola di quella battaglia per l’indipendenza, per la sovranità nazionale, per lo sviluppo tecnologico e scientifico, che avrebbe portato i taikonauti nello spazio, è diventata la linea politica del Partito Comunista di Cina, a segno di quanto il marxismo, con tutta evidenza, sia attuale.

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