di Davide Rossi
Con il titolo “Nient’altro che un nome” è apparso sull’ultimo numero (Nr. 13/14/2014 dell’11 aprile 2014) del quindicinale svizzero “Vorwärts” un articolo di David Hunziker, nel quale si attacca pesantemente il Partito Comunista dell’Ucrania (PCU). I toni anti-comunisti sulla stampa potrebbero non stupire, soprattutto in relazione alla crisi in Crimea, se non fosse che l’editore del “Vorwärts” è il Partito Svizzero del Lavoro (PSdL), cioè proprio il partito sedicente comunista della Confederazione Elvetica (tutta tranne che nei cantoni italofoni, dove opera il Partito Comunista della Svizzera Italiana). Ma andiamo a leggere le critiche che Hunziker rivolge ai comunisti ucraini con il benestare dei “compagni” svizzeri.
Il PCU è accusato di condurre “una politica per uomini che non esistono più: per gli uomini dell’Unione sovietica”. L’invito è dunque quello che “i movimenti sociali si liberino dal corsetto stretto di tale partito”. Un augurio esplicito quindi a una scissione o comunque a un indebolimento dell’unico partito rivoluzionario di massa del Paese. Il giornalista del “Vorwärts” se la prende poi direttamente con Petro Simonenko, segretario generale del PCU e recentemente vittima di aggressioni squadriste, reo di non aver sostenuto il golpe a Kiev (!) e anzi di ritenere “che il suo paese sia stato sottomesso ad un protettorato di potenze occidentali”. Per Hunziker invece pare che non sia il caso e che il golpe fascista sia evidentemente …democratico. Evidentemente le leggi anti-comuniste, le leggi discriminatorie verso la minoranza russa, le lodi al collaborazionista nazista Stepan Bandera, la presenza di squadre armate di estrema destra in parlamento, e molto ancora non sono sufficienti a gettare qualche dubbio sul ruolo a suo dire progressista della cacciata del presidente Janukovic. Il redattore dello storico quindicinale svizzero, un tempo simbolo della sinistra combattiva, continua asserendo poi che il PCU non ha “dietro di sé forza operaia” (verrebbe da dire che anche il Partito Svizzero del Lavoro, di “lavoro” ha solo il nome!) e che non rappresenta i lavoratori. Il redattore non sa che molti operai e contadini rappresentato i quadri dei comunisti ucraini, i quali sono poi tacciati di “nazionalismo slavo” e di complicità con la chiesa: in realtà si tratta di anti-imperialismo e di elevare la classe operaia – referente sociale vero del PCU – ad essere una classe nazionale, esattamente come scriveva Marx. Evidentemente Huziker però il marxismo non lo conosce e il suo editore neppure. “Il PCU si presenta con una retorica di critica sociale e di emancipazione, ma nei fatti non è altro che uno fra gli altri partiti di sistema, che si impegna a sostener lo Stato corrotto degli oligarchi”: si tratta di accuse pesantissime, che scritte senza alcuna documentazione dal giornale del PSdL, lasciano ben intendere la confusione che regna in questa organizzazione, ridotta oramai a soggetto marginale e privo di mordente dentro il panorama politico elvetico.
Per fortuna anche in Svizzera non mancano le voci di compagni che si indignano: sul sito www.kommunisten.ch, un sito autonomo in lingua tedesca in cui scrivono compagni scontenti dalla deriva del PSdL, un giorno socialdemocratico e l’altro giorno ultra-rivoluzionario, è apparso un commento severo all’articolo del “Vorwärts”: “È difficile immaginare un crimine contro la classe operaia più vergognoso di quello di tradirla in un momento in cui essa si trova coinvolta in battaglie dure e costose, e quando la lotta intensificata irrigidisce le forze all’estremo. Peggiore di ogni crumiro, il Partito del Lavoro svizzero, che si intende ‘ispirato dal comunismo’, ha lanciato (…) un attacco perfido e ripugnante contro il Partito Comunista dell’Ucrania (PCU), esposto alla mano repressiva della giunta dei golpisti di Kiev, nonché al terrore e alle persecuzioni provenienti dalle squadre fasciste e mercenarie. La responsabilità politica per l’atto vergognoso cade integralmente sugli editori: il PdL. Sono stati avvisati tante volte, anche da noi, chiedendo di intervenire contro la tendenza pro-imperialista della redazione, tendenza che adesso si manifesta anche come apertamente anti-comunista, colpendo alle spalle i comunisti che lottano in Ucraina”. Sulla stessa linea d’onda di Kommunisten.ch si trova il Partito Comunista della Svizzera Italiana (PC), sinceramente anti-imperialista, guidato dal compagno Massimiliano Ay, collaboratore del nostro Centro Studi, che ha di recente pubblicato una presa di posizione assolutamente condivisibile sulla crisi ucraina e sul ruolo importante ed eroico svolto dal PCU e dal suo segretario Simonenko: leggi.
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