di
Davide Rossi
Oggi, primo giorno d’autunno in Europa, era 40 anni fa in Cile un tristissimo primo giorno di primavera, ma i fiori non sbocciavano e anzi morivano e il freddo portato dal vento ancora tagliava le mani, moriva, dopo lunga malattia e col cuore spezzato dal colpo di stato, il grande poeta comunista Pablo Neruda, amico sincero di Anna Seghers.
I fascisti di Pinochet distruggevano le sue case e bruciavano le sue poesie, perché profumavano di amore e di libertà.
Comunista da sempre, sin dai tempi della guerra di Spagna, quando era console cileno a Barcellona, ha militato nel partito cileno a fianco di Luis Corvalan, suo amico e a lungo segretario del partito.
La notte della vittoria di Unidad Popular, il 4 settembre 1970, ha salutato insieme al nuovo presidente Salvador Allende i ragazzi che festeggiavano per le vie di Santiago.
Negli anni del governo del popolo riceverà il premio Nobel per la Letteratura e sarà ambasciatore a Parigi.
Prima che il vento di morte della dittatura trascinasse nel silenzio lui e tanti cileni.
Ma le sue poesie sono oggi stampate in milioni di copie, le sue idee libere e vive sono nel nostro cuore e nel cuore di tutti coloro che credono nella libertà.
Querido Pablo, no te olvidamos!
Caro Pablo, non ti dimentichiamo!