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di Lino Bosisio

Il 65° Film Festival di Locarno ha regalato film capaci di criticare la società occidentale, spesso dipinta in modo ovattato e idilliaco. “Capitaine Sankhara” è ad esempio un docu-film dedicato a uno dei più grandi rivoluzionari africani di tutti i tempi. Ci viene mostrata in forma articolata e completa la figura di uomo che è riuscito a liberare una nazione, il Burkina Faso, dall’opprimente potere dell’imperialismo, facendoci capire come l’unica maniera per costruire una nazione libera sia quella di ascoltare le persone, i cittadini, star loro vicino e ascoltarne i bisogni fondamentali.

“No” di Pablo Larrain, film ambientato in Cile quando Pinochet, ormai indifendibile da parte delle autorità internazionali, indice un referendum dove si deciderà se lasciarlo al potere. Inizialmente il protagonista, quel Gael Garcìa Bernal che interpretò il Che ne “I diari della motocicletta”, si trova a lavorare per la campagna per il “no”, ma senza particolare entusiasmo, salvo comprendere pian piano quale sia il suo reale compito, e da quel momento tutto quello che farà lo vedrà sotto di una prospettiva completamente diversa.

Da segnalare infine “Image Problem” film svizzero che smonta pezzo per pezzo ogni più piccolo luogo comune sulla “magnifica e sempre perfetta” Svizzera, mostrando la pochezza dei luoghi comuni e la complicità del potere, delle banche e delle multinazionali nell’ingiustizia mondiale.

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