Vedere un film sui fatti di Genova 2001, per chi come me li ha vissuti e li ha raccontati in “Col cuore nei giorni di Genova”, editato nel 2007 dal nostro Centro Studi, è sempre una grande emozione. Il film di Daniele Vicari, dal titolo “Diaz, non pulire questo sangue”, ripercorre le violenze poliziesche alla scuola la notte del 21 luglio e quanto avvenuto a Bolzaneto nella stessa notte e nei giorni successivi, con la tortura dei manifestanti da parte della polizia penitenziaria. Il film è toccante anche se un po’ lungo, oltre due ore, e un po’ ripetitivo all’inizio, quando tra l’altro si dimentica di mostrare più immagini di un popolo formato da giovani e meno giovani, suore e preti compresi, di tutta la terra che chiedeva un altro mondo possibile, 300mila quel sabato in manifestazione, il giorno dopo la morte per mano dei carabinieri di Carlo Giuliani.
Certamente un film che ricostruisce con durezza e verità le scene della Diaz, l’enorme violenza esercitata dalla forze dell’ordine è infatti un fatto importante che contribuirà a rendere più difficile l’oblio che in tanti vogliono gettare su questi fatti
Per chi tuttavia come me ha letto gli atti giudiziari e il bel libro che Vittorio Agnoletto e Lorenzo Guadagnucci hanno scritto: “L’eclissi della democrazia”, sembra anche un film che rischia di fornire una chiave di lettura di quegli eventi estremamente riduttiva, questo perché non emergono le responsabilità dei vertici nazionali della polizia nella decisione di compiere l’assalto alla scuola, per altro ampiamente documentate dai magistrati; tutto viene infatti scaricato su un solo dirigente di polizia e inoltre viene costruita ad hoc e romanzata l’immagine del poliziotto buono attribuendo tale caratteristica a chi invece comandava uno dei reparti che, sempre secondo i magistrati, si è maggiormente distinto per le violenze commesse dentro la scuola. Insomma, un film che non censura le violenze commesse dalla polizia ma allo stesso tempo è molto attento a non irritare i vertici della polizia di oggi e di allora.
Un film che, pur in presenza dei limiti sopra illustrati, vale la pena di essere visto, il 13 aprile prossimo nelle sale, perché nella coscienza dei cittadini resti viva la memoria di quei giorni che ci hanno visto chiedere, donne e uomini di tutta la terra, giustizia, uguaglianza e libertà. Le ragioni di allora sono ogni giorno più fondate e più forti.
Berlino, 14 febbraio 2012
Davide Rossi
Direttore Centro Studi “Anna Seghers”