di
Davide Rossi
Segretario generale del SISA e direttore del Centro Studi “Anna Seghers”
18 novembre ’10
Essere a Berlino, anche solo alcuni giorni, per l’assegnazione dei premi Anna Seghers è una grande emozione. La città, per quanto con la solita inestinguibile violenza si cerchi di riplasmarla facendo scomparire i segni e la memoria della sua quarantennale storia come capitale della Germania democratica, resiste all’attacco. Certo, Alexanderplatz è sfigurata. Con la fontana nascosta e oscurata dai mercatini non solo natalizi e la casa dell’insegnante espulsa a forza dalla piazza attraverso l’interposizione di un mastodontico edificio commerciale. Resiste solitario l’orologio dei popoli della terra. Fuori dallo storico Comune Rosso la statua di Marx ed Engles ha lasciato spazio ai lavori della metropolitana, ma non è stata portata via, è messa su un lato del parco della piazza, dietro un recinto divisorio di ferro, al momento non la si può avvicinare, ma il fatto che non la abbiano nascosta in qualche magazzino e che i turisti si affollino a fotografarla lasca ben sperare sulla possibilità che possa riprendere il suo posto nella piazza, in cui svetta la torre della televisione della DDR e sulla quale sono salito per la prima volta, ammirando la strepitosa visione della città che si gode da duecento metri d’altezza. Il loro posto lo hanno ritrovato per fortuna le finestre istoriate e colorate dell’università Humboldt in Unter den Linden, bellissime, con Gagarin, lo Sputnik, le colombe della pace, i simboli del lavoro, quello della DDR e l’immancabile stella rossa. Alla Humboldt incontriamo gli amici del SISA, italiani e tedeschi, i primi rilevano la crescente presenza di giovani italiani a Berlino, che ingrossano le fila di una comunità con passaporto tricolore che ha raggiunto le 15mila persone, spesso in cerca di lavoro, qui più facilmente trovabile, specialmente in campo artistico e culturale, e in fuga dal berlusconismo. Gli amici tedeschi, che a partire dalla giornata internazionale dello studente del 17 novembre 2010 hanno avviato una serie di riunioni e dibattiti con l’obiettivo di riprendere le lotte studentesche in Germania, hanno sottolineato la necessità di un maggiore contatto tra esperienze europee per una comune battaglia a difesa e promozione dei valori e dell’importanza della scuola, dell’università e della ricerca. Il pensiero e la parole sono corsi con una certa rapidità alla FESAL, la Federazione Europea del Sindacalismo Alternativo nel campo dell’educazione che proprio il 18 e 19 settembre 2003 nasceva a Berlino alla Humboldt. Per altro io ed Emilio, segretari del SISA abbiam partecipato a quella fondazione e la coordinatrice studentesca del sindacato, per quanto giovanissima, ne è stata parte fin da subito e negli anni seguenti. La storia di quel progetto ha appassionato i giovani italiani e tedeschi di Berlino, nella comune convinzione che quello sia stato il solco umano, relazionale e progettuale dentro il quale si deve tornare a perseguire l’unità e la collaborazione per difendere valori, idee e progetti comuni. Ho rassicurato che il SISA ha fatto propri, fin dallo statuto, oltre che con il quotidiano lavoro, questi impegni. Lottare con il SISA significa agire dentro un progetto che ha radici antiche e in ogni caso profondamente radicate nella solidarietà internazionale.
19 novembre ’10
Di prima mattina incontro, nel 110° anniversario della nascita di Anna Seghers, suo figlio Pierre, sempre caloroso e gentile, con il quale riaffermiamo la volontà di inaugurare il primo giugno 2011, 28° anniversario della morte della scrittrice, il Centro Studi “Anna Seghers” a Milano. La sera ci ritroviamo presso la sede dell’Accademia delle Arti alla porta di Brandeburgo per la consegna a due giovani scrittori, uno tedesco e uno argentino, dei premi intitolati ad Anna. Vedere la sala affollata a ricordare questa donna straordinaria che mai ha disgiunto l’impegno sociale, civile e politico da quello letterario è una intensa emozione. Nel pomeriggio, dopo l’omaggio alla tomba di Anna, in Chaussestrasse, dietro la casa, oggi museo, di Helene e Bertolt Brecht, constato come più avanti nella stessa via il progetto di costruire la sede dei servizi segreti sull’area in cui è stato, già nel 1991, abbattuto lo stadio dei festival mondiali della gioventù del ’51 e del ‘73 ha preso avvio. Resiste invece all’angolo tra Leipziger strasse e l’attuale Wilhelm strasse, già Otto Grotewohl strasse, dedicata al primo presidente del consiglio della DDR, lo splendido murale del ’52 che mostra un popolo, in particolare i giovani, in cammino nella costruzione ricca di ideali del socialismo. Il palazzo è l’odierno austero ministero delle finanze, già sede di più ministeri ai tempi della DDR, che qui è nata con la solenne assemblea del 7 ottobre ’49. La struttura è faraonica e monumentale, un po’ tetra, già ministero dell’aviazione militare, voluto, per eccesso di megalomania, da Goring. Spostandomi in Rosa Luxemburg platz presso la sede della Linke, sotto il sempre imponente e bello Volksbuhne, il teatro del popolo, trovo il solito considerevole numero di libri a basso costo di epoca socialista che documentano con fotografie di insuperabile capacità comunicativa la vita in DDR, in Polonia, in Ungheria. Un patrimonio documentario che acquisisco subito nell’interesse del centro studi di Milano. Prendo quindi un bus, passo davanti al ministero degli esteri, che osservo con piacere ha preso sede in quello degli esteri della DDR, intanto sto ascoltando l’ipod, a fianco a me siede una signora di una certa età, le domando se è di Berlino est, mi risponde sì, le passo le cuffie, sorride, si commuove e mi abbraccia, stavo ascoltando l’inno della DDR.
20 novembre ’10
È severo, tedesco e imponente il grande palazzo di giustizia di Norimberga, prospiciente un carcere ancora in funzione, che esattamente 65 anni fa, il 20 novembre 1945 apriva la prima sessione del tribunale per la condanna dei crimini nazisti. Sono invitato e partecipo con vivo piacere all’inaugurazione del museo dedicato al “processo di Norimberga”. È evidente che sono e siamo in molti ad essere consapevoli di come la spettacolarizzazione dell’evento fosse funzionale alla copertura del fatto che nella Germania Occidentale molti docenti, militari, funzionari, tutti nazisti, al contrario della DDR nazione in cui sono stati espulsi e allontanati, venivano negli stessi giorni reintegrati nei loro posti di lavoro. È tuttavia una emozione sedere nei banchi dei giudici e osservare quelli degli imputati, i maggiori artefici della più terribile e lucida barbarie del XX° secolo. Essere a Norimberga è l’occasione per incontrare, per quanto brevemente, gli studenti delle università di Erlangen e di Norimberga che agiscono come SISA e che sono parte del locale movimento di lotte. Le ragioni e i sentimenti si riallacciano strettamente a quelli dei giovani berlinesi, l’Europa e il mondo sono gli orizzonti che ci appartengono, dentro la crisi irreversibile del sistema di dominio dell’Occidente.
Tre giorni intensi, appassionati, nel solco di un duplice impegno, quello del centro studi “Anna Seghers” di promuovere e preservare la memoria storica, artistica e letteraria del Novecento, e del SISA impegnato nell’irrinunciabile costruzione di una rete di informazione e di solidarietà internazionale, a partire dall’Europa, che agisca per un domani fondato sui saperi e non sulla mercificazione a tutti i livelli della vita, che riconosca nel rispetto reciproco il metro su cui misurare la propria crescita e non i sempre meno convincenti dati sulla produzione economica. Un domani possibile se costruito con il sorriso e la voglia di futuro che accomuna i giovani del SISA ai giovani d’Europa.