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Qualunque persona di buon senso sa che Silvio è il peggiore, sotto ogni aspetto, tra tutti gli italiani e proprio per questo, forse, il più amato. Agli italiani in fondo non interessa nulla delle più o meno reali o virtuali, strombazzate o nascoste, vicende amorose del capo. O interessa solo per farsi due risate, compiaciute o invidiose, alle spalle del più potente. Quello che in tutta questa storia lascia perplessi è la ferocia moralista dei democratici, tutti pronti a tuonare contro Noemi Letizia in nome della moralità.

Veronica ha fatto bene a decidere di lasciare un uomo che nella tradizione del peggior maschilismo mediterraneo pretendeva fedeltà senza praticarla, a lei vanno rispetto e ammirazione per la sua dignità e compostezza.

Ma il punto è un altro.

Vedere la presunta sinistra agitare gli editoriali del quotidiano dei vescovi mette infinta tristezza. Una volta la sinistra difendeva il “libero amore”. Gli amori e amorazzi di Silvio, al di là delle intenzioni sue e di chi lo frequenta, più o meno maggiorenne, sono relazioni che non nascono certo dalla costrizione, ma sono frutto consapevole della libertà di scelta. E in quanto tali, criticabili solo da penosi moralisti. Perché la legge italiana, per fortuna, non persegue i gli amanti consenzienti, più o meno tra loro maggiorenni o minorenni, ma coloro che agiscono violenza.

Sdegno e riprovazione dovrebbe invece sollevare l’eventuale mercimonio, per altro antico come il mondo, in cui l’amore viene svilito appunto a merce per accedere a favori, sul tema già Dante nel XVIII canto dell’inferno aveva illustrato l’argomento.

Restiamo insomma in attesa di una sinistra capace, almeno nelle parole e nelle intenzioni, di coniugare il libero amore con l’altrui rispetto e condannare non la vita privata del presidente del consiglio ma la deriva berlusconiana che mette sullo stesso piano un posto in lista con una comparsata televisiva.

Per il momento ci tocca sopportare questa opposizione, cosiddetta democratica, con le sue prediche da sacrestia. Sarà anche per questo che perde sempre.

Davide Rossi

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