Per capire l’Ungheria
di Emilio Sabatino
A cinquant’anni di distanza i fatti d’Ungheria del 1956 hanno prodotto una quantità di articoli, di commenti, di libri, di rievocazioni. Tutti, nessuno escluso, hanno offerto un solo punto di vista, quello di quella parte di ungheresi contrari a quella forma di socialismo che la lotta antifascista e la creazione della democrazia popolare hanno contribuito a realizzare dal 1949 per un quarantennio. Questa perentoria e assoluta univocità dei giudizi contrari a quell’esperienza, il piacere, sempre vivo nel nostro Centro Studi, di preferire i dubbi della complessità alla presunzione di infallibilità di una certa storiografia, ormai dilagante, ci hanno convinto a chiedere a Davide Rossi di riflettere su quegli avvenimenti con il suo consueto stile, che coniuga passione civile con scrupolosa aderenza alla documentazione e alle fonti storiche.
Nella libertà che sempre lo anima e lo contraddistingue, Davide Rossi ha prodotto un libro a più livelli, partendo da lontano, nel rapporto tra la terra magiara e la rivoluzione, i suoi poeti, il 1848, la Repubblica dei Consigli del 1919, il dopoguerra, un percorso tra storia e letteratura, con incursioni cinematografiche, leggendo la storia dell’Ungheria, non solo del ’56, alla luce di oltre un secolo di aspirazioni rivoluzionarie e furibonde risposte repressive.
Se un’ultima considerazione merita di essere condotta, riguarda lo scarso interesse che la storia dell’Europa nel suo complesso e delle nazioni che la compongono in particolare suscita tra i lettori di lingua italiana. Crediamo invece che capire e conoscere le vicende del nostro continente possa contribuire a diventare cittadini europei, certamente più e meglio della semplice condivisione di una comune moneta.